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Christoph Riedweg - Direttore dell’Istituto Svizzero di Roma

L'Italia – un vero e proprio Paese da sogno nell'immaginario svizzero, innanzitutto in quello di lingua tedesca. Fa troppo spesso troppo freddo e buio nella Svizzera oltralpe. Un fatto che nutre un profondo, inestirpabile desiderio di più luce, più sole dentro ognuno di noi, una voglia malinconica di andare via, di scappare verso il sud sorpassando la barriera naturale, il San Gottardo.
C'è il cliché della dolce vita italiana: dall'altro lato delle montagne ci aspettiamo il mare, un tempo estivo ininterrotto, ogni mattina un bel cappuccino sulla terrazza, e in generale una certa 'leggerezza dell'essere'. Ma c'è anche l'aspettativa eccitata di trovare delle ricchezze culturali straordinarie una volta raggiunta la penisola. Ricchezze che da sempre contraddistinguono questo Paese, dove ogni angolo sembra voler raccontarci la sua storia, dall'antichità attraverso il medioevo, dal Rinascimento al Risorgimento fino ad oggi...
Un'altra Italia, un'Italia ben diversa collocata all'interno della Svizzera, oggigiorno non esiste più, almeno non così come gli Svizzeri della mia generazione l'hanno conosciuta: l'Italia degli immigrati in Svizzera. Quanti sono stati i lavoratori italiani che hanno avuto una vita difficilissima da noi, sempre guardati con occhi storti, facendo lavori inferiori che gli Svizzeri si sono sdegnati di fare, persone spesso provenienti dal profondo sud che hanno lasciato la loro terra, troppo povera allora per nutrili tutti. E una volta arrivati in Svizzera, c'erano da affrontare e sopportare i pregiudizi che da sempre colpiscono gli immigrati, ovunque – per dare un solo esempio: quando un gatto sparì nel mio villaggio, c'erano pochi dubbi sul fatto che fossero stati gli italiani, i vicini di casa, che l'avevano rubato e mangiato... Leggendo sui giornali italiani degli attacchi xenofobi che troppo spesso assalgono questo Paese bellissimo, mi dico ogni tanto che sarebbe senz'altro salubre per tutti conoscere meglio la propria storia e ricordarsela.
Facendo così si potrebbe anche imparare che non di rado le immigrazioni sono alla fine comunque storie di successo. Non pochi lavoratori, oppure i loro figli, sono poi diventati capi delle loro o anche di nuove ditte, e fanno politica. L'influenza della cultura italiana in Svizzera in generale è notevole. È la mia sensazione che si colgono sempre più spesso nelle nostre città, anche nella stessa Zurigo, “processi di mediterraneizzazione” che si devono senza dubbio in gran parte alla presenza degli italiani di seconda generazione. E forse non è esagerato dire che oggi grazie agli immigrati, e non solamente grazie a quelli italiani, in Svizzera si respira un clima più aperto, più rilassato.
Ma anche aldilà dell'immigrazione, l'influsso culturale italiano è sempre stato forte da noi e, senza dubbio, lo rimarrà. Il design italiano, per esempio, sia che si esprima attraverso i mobili, che con le luci o la moda, ci fa sognare e la Svizzera è da sempre attenta ad assimilare le tante tendenze che arrivano dal vostro Paese.
L'Italia per noi svizzeri rimane un Paese da sogno, nonostante i tanti problemi quotidiani che un soggiorno in questo paese può comportare– basti ricordare il traffico allucinante nella capitale o la lentezza ogni tanto dei servizi pubblici, per non parlare della situazione politica. La ricchezza culturale e la creatività della gente sono imparagonabili, ed è un privilegio poter vivere qui durante un certo periodo e fungere da ponte culturale tra i due Paesi, che da secoli sono strettamente legati tra di loro non solo grazie alla lingua.


 

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