Carlo De Benedetti - Presidente Gruppo Editoriale L'Espresso
Nei 150 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Svizzera, che coincidono con i 150 anni dell'Unità d'Italia, sono veramente infiniti gli episodi, ma soprattutto le persone e le situazioni umane che hanno vissuto a cavallo dei due Paesi e gli Italiani che hanno apprezzato l'ospitalità e lo spirito civile che caratterizza la nostra Confederazione. Il mio piccolo contributo è di natura squisitamente personale, di gratitudine e in qualche modo, anche di nostalgia. Mi riferisco agli anni bui dell'ultima Guerra Mondiale, in particolare agli anni 1943 - 1945, in cui la mia famiglia trovò ospitalità e rifugio a Lucerna. Fu un'esperienza insieme difficile (frequentare una scuola cantonale tedesca) e grandemente formativa; lì ho imparato molte cose, cosa significa civismo, ospitalità, integrazione, ma anche generosità, una dote quest'ultima che non sempre viene riconosciuta agli Svizzeri, ma che io, per la mia esperienza, posso invece solo ricordare con tanta gratitudine. Quei ricordi di gioventù ed altri episodi successivi capitati nel corso della vita - che hanno visto i miei tre figli essere a loro volta ospitati dalla Svizzera e diventarne cittadini - mi hanno spinto a chiedere, a quello che era allora il mio Comune di residenza (Saint Moritz), di diventare a mia volta cittadino svizzero pur mantenendo la mia nazionalità italiana. Il centro della mia vita si è svolto in Italia, ma la mia formazione la devo alla Svizzera ed è questa un'occasione per me per ringraziare la Confederazione e tutti i suoi cittadini.
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