L’italiano in Svizzera



Autore: Prof. Dr. Bruno Moretti, Svizzera
Responsabile scientifico: Dr. Sacha Zala, Svizzera
Referente didattico: Prof.ssa Michela Nocita, Italia

Già la prima Costituzione moderna (quella che nel 1848 fa della Svizzera uno stato federale), assegna all'italiano lo statuto di lingua nazionale, accanto al francese e al tedesco (la quarta lingua elvetica, il romancio, otterrà questo statuto solo nel 1938). Il territorio di lingua tradizionalmente italiana (la cosiddetta Svizzera italiana) è costituito dal Canton Ticino e dalle quattro valli italofone del Cantone trilingue dei Grigioni (da Est a Ovest, si tratta delle valli Poschiavo, Bregaglia, Mesolcina e Calanca; le altre lingue di questo Cantone nel Sud-Est della Svizzera sono il tedesco e il romancio). La lingua italiana è presente però in misura importante anche nel resto della Svizzera, in buona parte come conseguenza dell'immigrazione dall'Italia a partire dal secondo dopoguerra.

Come si vede bene dalla tabella seguente, basata sui dati del censimento federale del 2000, il 6,5% della popolazione totale della Svizzera (che al momento del rilevamento era costituita da 7.288.010 abitanti) ha dichiarato l'italiano come lingua principale.


Tabella 1: i rapporti tra le lingue in Svizzera nel 2000

Tedesco  Francese  Italiano  Romancio  Altre lingue
63.7%     20.4%       6.5%      0.5%         9%

Questa percentuale del 6,5% raccoglie sia le persone residenti nella Svizzera italiana (3,7%) che le persone residenti nel resto della Svizzera (2,8%).


Le differenti forme della lingua italiana in Svizzera

Le differenti matrici che costituiscono l'italofonia svizzera fanno sì che ci si ritrovi di fronte ad un quadro composito costituito da differenti varietà di italiano. Innanzitutto è fondamentale distinguere tra l'italiano dei territori tradizionali e quello che compare nel resto della Svizzera. Per i territori tradizionali poi, si manifestano indubbiamente differenze tra l'italiano del Ticino e quello del Grigioni. E in quest'ultimo si notano differenze ben individuabili tra le differenti valli, dovute anche al fatto che il territorio italofono grigionese è caratterizzato da discontinuità geografica, con le sole valli Mesolcina e Calanca a contatto tra loro (e confinanti con il Canton Ticino). Al di fuori dei territori tradizionali si ritrovano sia le varietà delle differenti generazioni di immigrati di origine italiana (la cui forza numerica ha portato pure ad una diffusione dell'italiano come 'lingua franca', cioè come lingua di comunicazione strumentale, presso immigrati aventi altre lingue materne), che quello appreso come lingua seconda dagli svizzeri non italofoni, che, per finire, quello legato agli usi delle istituzioni statali e delle aziende con diffusione nazionale, come le grandi catene commerciali, le banche, le assicurazioni, ecc. Una caratteristica tipica di quest'ultimo (che è stato denominato «italiano federale» o «italiano elvetico») è il suo avere origine in buona parte come fenomeno di traduzione dal tedesco e dal francese.


Caratteristiche dell'italiano della Svizzera

Per una caratterizzazione dell'italiano in Svizzera è indispensabile tener presente questa variazione interna, per evitare di commettere l'errore fondamentale di confondere l'italiano di non nativi con quello della Svizzera italiana e considerare quindi tratti di varietà di apprendimento (cioè di una lingua non posseduta in modo completo) come fenomeni tipici dell'italiano di Svizzera.
Inoltre, il fatto che l'italiano in Svizzera sia la lingua nazionale e ufficiale di una nazione sovrana differente dall'Italia motiva la necessità di postulare uno statuto policentrico complessivo della lingua italiana stessa, simile per alcuni aspetti per esempio a quello del tedesco (con la sua distinzione tra tedesco della Germania, della Svizzera e dell'Austria) o a quello dell'inglese (con le varietà nazionali della Gran Bretagna, degli Stati Uniti, dell'Australia, ecc.). L'italiano della Svizzera è quindi un italiano 'statale', che va valutato autonomamente, perché il suo statuto politico lo rende in parte indipendente dalla norma italiana e lo differenzia dalle normali varietà regionali di italiano ritrovabili in Italia. Se da un lato abbiamo indubbiamente influssi dialettali, com'è normale negli italiani regionali, d'altro canto una buona parte delle peculiarità linguistiche è dipendente da differenze nella realtà sociale, nelle istituzioni, ecc.

Prendendo per esempio in considerazione il livello lessicale, ci si rende subito conto che parecchie delle differenze rispetto all'italiano d'Italia sono legate proprio a differenze nella società, con denominazione peculiari di istituzioni o entità differenti (come nel caso di cassa malati per «assicurazione malattia, mutua», consiglio federale «collegio dei ministri, governo», dipartimento nel senso di «ministero»). Inoltre, una parte delle peculiarità deriva dal contatto stretto con le altre lingue principali della Confederazione, che non possono non avere influssi sull'italiano di Svizzera, anche perché, a volte, vi è la necessità di denominare in modo parallelo nelle varie lingue nazionali significati tipicamente svizzeri. Ne risultano quindi sia prestiti che mantengono la forma originale della lingua d'origine (come trottinette «monopattino», quark «ricotta»), che prestiti adattati (tippare «digitare su una tastiera», sciala «caffè lungo con latte»), che calchi, in cui lo stimolo interlinguistico è nascosto sotto una ricreazione con materiali italiani (tesoro notturno «cassa continua» dal ted. Nachttresor, dove Tresor significa «cassaforte», penna a biglia «biro, penna a sfera», dal ted. Kugelschreiber). Questi fenomeni sono particolarmente evidenti nelle serie parallele di significanti che attraversano le lingue nazionali e sono chiamate «triplette panelvetiche»: buraliste / Bürolist / buralista (per «impiegato postale che sta allo sportello»); auto postale / Postauto / autopostale («corriera»); Postleitzahl / numéro postal d’acheminement / numero di avviamento postale. Accanto a questi influssi provenienti dalle altre lingue nazionali, emergono fenomeni che vanno ricondotti a sviluppi autonomi rispetto alla norma italiana. Si ritrovano quindi soluzioni legittime dal punto di vista del potenziale del sistema della lingua italiana, ma che sono differenti dalle soluzioni diffusesi in Italia. Si hanno così usi comuni di termini che all'orecchio italiano possono suonare di volta in volta come arcaici (carta gommata, lapis, bottiglia con la macchinetta), o aulici (negligere, vieppiù), o popolari (di raro, picchiar giù (una) fiera, stoppo «intasato»), o che rimandano a lingue speciali (magistrale, matura, plenum «assemblea dei docenti», nota «voto scolastico», classatore, mappetta).
Questi fenomeni sono suddivisibili nelle seguenti categorie:
1) ticinesismo assoluto: segno per il quale non esiste corrispondente nell’italiano d’Italia né a livello di significante né di significato (per es. corso di ripetizione, nel senso di «richiamo periodico al servizio militare», Gran Consiglio, «organo legislativo del governo cantonale», moltiplicatore «percentuale per il calcole delle imposte comunali»);
2) ticinesismo semantico: nell’italiano d’Italia esiste il significante ma con significato diverso. Si può distinguere tra ticinesismi semantici omonimici (come brutto «peso lordo», vignetta «contrassegno che permette di circolare sulle autostrade») e polisemici (ripresa con il significato di ritiro della vecchia automobile al momento dell'acquisto di una nuova, o patrizio per designare i membri delle corporazioni locali di diritto pubblico).
3) ticinesismo lessicale: in Italia esiste il significato ma non il significante, come in trattanda («punto all'ordine del giorno»), ramina («rete di confine o rete metallica in genere»), buon tedesco («tedesco standard»).
Per quanto riguarda la presenza quantitativa, nel campione di italiano parlato nella Svizzera italiana utilizzato da Pandolfi (2006), i regionalismi e i forestierismi costituiscono assieme lo 0,81% dell'intero corpus e va tenuto presente che il regionalismo in assoluto più ricorrente è il segnale discorsivo bon, che è responsabile da solo di circa lo 0,11% delle occorrenze totali di regionalismi e contribuisce così a caratterizzare i discorsi come tipicamente di svizzero italiani.
Per quanto riguarda la morfosintassi, è tipicamente settentrionale la forte frequenza di verbi sintagmatici o di avverbi che rafforzano aggettivi dimostrativi. Esempi dei primi possono essere prendere su, sporcare giù, scrivere su, per i secondi quel libro lì, questi giovani qua. A volte si hanno anche esiti poco trasparenti, come far su «imbrogliare» o marcar giù «prendere nota». Simile nella sua matrice settentrionale (e non solo), ma con aspetti peculiari, è per esempio l'uso sistematico dell'articolo con i nomi di persona (il Luigi). Vi sono pure fenomeni specificamente svizzero-italiani (non condivisi quindi con il resto del Settentrione), come per esempio usi peculiari delle preposizioni o in generale problemi di reggenza. Si ritrova così la preposizione zero in pensare qualcosa oppure si hanno sequenze alternative come in mettere sotto discussione e chinarsi su + complemento astratto. Tra gli scambi di preposizioni dominano le alternanze di di e da, che hanno la loro origine nella neutralizzazione dialettale sull'unica forma da (abiti da poche pretese, pausa da dieci minuti, ecc.) Altri scambi di preposizioni sono esemplificati qui di seguito: obbligato di mantenere, preoccupato a fare, vedere a venire, confidare sulla premura, ecc. Un'altra zona di bassa motivazione, che quindi si presta bene a soluzioni regionali differenti, è quella delle attribuzioni di genere: la meteo e la fine settimana occorrono accanto ai corrispondenti maschili.

L’essenziale in breve

L'italiano di Svizzera si configura come un «italiano statale», ovvero la lingua di un'altra nazione che designa una realtà in parte differente da quella italiana e pur sviluppandosi a stretto contatto con l'italiano d'Italia presenta anche caratteristiche autonome (come succede a tutte le lingue che vengono utilizzate in nazioni differenti o per scopi differenti). Questa caratterizzazione è importante anche per lo statuto internazionale della lingua italiana in generale, che si rivela così non la lingua di una sola nazione, ma una lingua policentrica con statuto ufficiale in più nazioni.


Bibliografia:
• BIANCONI Sandro (1980), Lingua matrigna: italiano e dialetto nella Svizzera italiana. Bologna, Il Mulino.
• LURATI Ottavio (1976), Dialetto e italiano regionale nella Svizzera italiana. Lugano, Banca Solari & Blum.
• PETRALLI Alessio (1990), L’italiano in un Cantone: le parole dell’italiano regionale ticinese in prospettiva sociolinguistica, Milano, Franco Angeli.


Letture consigliate:
• BIANCONI Sandro (2001), Lingue di frontiera. Bellinzona, Casagrande.
• MORETTI Bruno (a cura di, 2004-2005), La terza lingua. 2 volumi. Bellinzona, Osservatorio linguistico della Svizzera italiana.
• PANDOLFI Elena Maria (2006), Misurare la regionalità. Uno studio quantitativo sui regionalismi e forestierismi nell'italiano parlato nel Canton Ticino, Bellinzona, Osservatorio linguistico della Svizzera italiana.

 



Fig 1: Le quattro regioni linguistiche della Svizzera
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Fig. 2: Il contatto tipico con «l’italiano» per molti svizzeri: Il venditore di caldarroste (Anonimo, Zurigo 1948-1954).
In: Dieter Bachmann (Ed.): Il lungo addio. Der lange Abschied, Zürich 2003, immagine nr. 68 (immagine fornita dal Schweizerisches Nationalmuseum, Landesmuseum Zürich).



Fig. 3: L'immagine mostra una banconota da cento franchi svizzeri (un bell'esempio, tra l'altro, di differenze nazionali, con la contrapposizione tra "franco" e "lira" per i nomi delle rispettive valute). Si notino le scritte quadrilingui, con italiano e francese su un lato e tedesco e romancio sull'altro lato. La banconota ritrae il famoso artista della Bregaglia Alberto Giacometti (riproduzione fornita dalla Banca Nazionale svizzera).